
Cosa è il Disturbo post traumatico da stress? Dalle cause alla diagnosi!
Il Disturbo post traumatico da stress (PTSD) è caratterizzato dall’esposizione diretta o indiretta ad un evento traumatico con gravità estrema oggettiva. Più precisamente, secondo quanto riportato dal manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5), per fare diagnosi di PTSD si richiede che il soggetto sia stato esposto ad eventi estremi che possono essere:
- Vissuti direttamente dalla persona: attacchi terroristici o combattimenti militari; violenza sessuale o fisica; rapimenti; disastri naturali o gravi incidenti; ricevere diagnosi di malattia cronica.
- Vissuti come testimoni: ferimento o morte di qualcuno; trovarsi davanti ad un cadavere o parti di esso.
- Eventi di cui si è venuti a conoscenza: aggressione o lesioni o morte improvvisa di un membro della famiglia o amico stretto.
- Esposizione ripetuta o estrema a dettagli ripugnanti dell’evento (esempio: soccorritori esposti alla visione di pezzi di cadaveri, oppure poliziotti che visionano filmati pedopornografici).
Successivamente all’evento il soggetto può mostrare sintomi, che persistono per almeno un mese, tra cui: rievocazione dell’evento traumatico; evitamento attivo di situazioni o luoghi che ricordano l’evento; alterazioni della cognitività e dell’umore; aumento dell’arousal e attivazioni fisiologiche eccessive. Di seguito si riportano alcuni dei sintomi più frequenti che una persona con PTSD può riscontrare:
- Sintomi intrusivi: ricorda o fa sogni ricorrenti e spiacevoli dell’evento; agisce e sperimenta come se l’evento si stesse ripresentando (può avere allucinazioni, flashback, illusioni); reattività fisiologica elevata e disagio psicologico all’esposizione a fattori che simbolizzano o assomigliano all’evento traumatico.
- Evitamento: attua sforzi per evitare pensieri, sensazioni o ricordi associati al trauma; tenta di evitare stimoli esterni, come conversazioni, oggetti, luoghi o persone, che ricordano il trauma.
- Alterazioni della cognitività e dell’umore: si può riscontrare amnesia psicogena (ovvero distorsione del ricordo dell’evento traumatico, ma anche la mancanza nel ricordare alcune parti di esso); ridotto interesse o partecipazione ad attività significative; sentimenti di distacco o estraneità verso gli altri; affettività ridotta e sfiducia persistente; senso di colpa verso sé o gli altri per le cause o conseguenze dell’evento.
- Arousal: difficoltà a dormire e a concentrarsi; scoppi d’ira e irritabilità; ipervigilanza; può attuare comportamenti maladattivi o autodistruttivi (come: guida spericolata, abuso di sostanze, condotte autolesive).
Inoltre, il disturbo da stress post traumatico causa disagio clinicamente significativo e problematiche a livello sociale, lavorativo e familiare.
Epidemiologia
Alcuni studi hanno dimostrato che circa il 50-85% delle persone subisce un evento potenzialmente traumatico lungo il corso della sua vita, ma solamente il 10-20% di questi svilupperà un disturbo da stress post traumatico. È tuttavia necessario sottolineare che alcune tipologie di eventi traumatici inducono maggior probabilità di evoluzione del disturbo. Per esempio, circa il 50-70% delle vittime di stupri incorre in un PTSD, così come il 67% dei soggetti sopravvissuti ai campi di concentramento nazisti rientrava nei criteri richiesti per fare diagnosi del presente disturbo.
Caratteristiche del disturbo
È stato dimostrato che alcuni fattori di rischio possono aumentare la probabilità dell’insorgenza di PTSD. Prima del trauma giocano un ruolo fondamentale la storia di pregressi eventi traumatici, la presenza di disturbi psichici (esempio: personalità borderline, antisociali ed evitanti) ed un’anamnesi familiare positiva per disturbi psichiatrici. Durante il trauma è fondamentale la tipologia dell’evento stressante, ovvero se questo può comportare morte, se induce sentimenti di paura ed impotenza, se durante l’evento vi sono bambini in casa e/o se vi è il coinvolgimento del coniuge. Infine, dopo il trauma può implicare un innescamento del disturbo l’assenza di supporto sociale (esempio: vivere da soli).
I sintomi del PTSD tendono ad avere remissione completa nel 50% dei soggetti in circa 3 mesi, mentre alcuni individui tendono a presentare sintomatologia anche dopo diversi anni dall’evento traumatico. Si possono verificare recidive e/o ricomparsa dei sintomi in risposta all’esposizione a ricordi del trauma originario o a nuovi eventi traumatici.
È inoltre da sottolineare che i sintomi espressi dai pazienti devono essere inseriti all’interno di un quando psico-fisiologico del soggetto pre-esistente l’evento. Infatti, condizioni di salute precarie, isolamento sociale, deterioramento cognitivo, fattori di stress, disturbi psicopatologici o tratti di personalità specifici, possono rendere il soggetto più vulnerabile e facilitare lo sviluppo di PTSD.
Comorbidità
I soggetti con PTSD hanno alte probabilità di avere comorbidità con svariati disturbi mentali. I principali sono: il disturbo depressivo maggiore, i disturbi bipolari, il disturbo d’ansia e il disturbi da uso di sostanze. Una consistente percentuale di soldati e reduci di guerra che tornano da recenti guerre in Afghanistan e Iraq, oltre a ricoprire tutti i criteri del PTSD secondo il DSM-5 spesso mostravano anche traumi cranici lievi.
PTSD e suicidio
Alcuni studi hanno dimostrato che circa il 25% dei soggetti con PTSD mette in atto tentativi di suicidio. Tra i principali fattori di rischio che inducono l’associazione tra PTSD e suicidalità vi sono:
- Comorbidità con disturbi dell’umore
- Gravità e tipologia dell’evento traumatico
- Senso di colpa per le azioni commesse in guerra
- Sentimento di vergogna in seguito al trauma (esempio: nelle donne abusate)
- Essere responsabili di omicidio oppure esserne testimoni
- Storia di violenze familiari sessuali e fisiche in adolescenza
- Essere rapiti o esperienze militari
- Alti livelli d’impulsività
- Scarso supporto sociale
PTSD sottosoglia
È di fondamentale importanza la valutazione del PTSD sottosoglia, ovvero un disturbo da stress post traumatico in cui i soggetti non soddisfano tutti i criteri definiti dal DSM-5. In questi casi, sebbene il quadro clinico sia di minore entità, i sintomi non devono essere trascurati. Si riscontra infatti una grave sofferenza soggettiva e un’importante compromissione socio-lavorativa. Tali condizioni non necessariamente sono innescate da traumi di elevata entità, bensì posso essere attivate da condizioni più “lievi” come:
- Allontanamento o perdita di persone o animali
- Divorzio e cambio di lavoro
- Aborti
- Perdita della vista o grave handicap
- Avance sessuali indesiderate
- Fallimenti in ambito scolastico e lavorativo
- Gravi e ripetute discussioni in famiglia
- Arresti e furti
Bibliografia
American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (DSM-5®). American Psychiatric Pub.
Craparo, G. (2013). Il disturbo post-traumatico da stress. Roma: Carocci.
Liliana Dell’Osso, Antonio Vita, Armida Mucci (2018). Manuale di clinica e riabilitazione psichiatrica. Dalle conoscenze teoriche alla pratica dei servizi di salute mentale. Vol. 1: Psichiatria clinica. Giovanni Fioriti Editore. EAN: 9788898991792
Altro: Breslau & Davis, 1987; Solomon & Canino, 1990; Breslau, 2002; Moreau et al., 2002; Zatzick et al., 2003; Kilpatrick et al., 1985; Resich et al., 1988; Farberow et al., 1990; Hendin & Hass, 1991; Fontana et al., 1992; Marttunen et al., 1994; Kramer et al., 1994; Bullman & Kang, 1996; Davidson et al., 1996; Krupinski et al., 1998; Marshall et al., 2001; Kotler et al., 2001; Oquendo et al., 2003; Terrier & Gregg, 2004; Oquendo et al., 2005; Davidson et al., 1991; Ferrada-Noli et al., 1998; Marshall et al., 2001; Pélissolo et al., 2002; Tarrier & Gregg, 2004; Waldrop et al., 2007; Schnurr et al., 1993; Brewin et al., 1999; Hales et al., 2003; Koenen et al., 2008; Tull et al., 2009.
Dott. Davide Bertelloni
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