
Cosa è la disforia di genere? NO disturbo psichico, SI condizione d’essere
La disforia di genere, il transessualismo, il travestitismo e il mondo lgbt sono termini che nell’opinione comune spesso vengono confusioni e usati in modo interscambiabile. Il concetto di identità sessuale e di genere sessuale è ad oggi ancora poco chiaro. Per questo vogliamo iniziare ponendo semplici definizioni per poi trattare in modo accurato il concetto di disforia di genere.
Identità sessuale e identità di genere
Quando si parla di identità sessuale ci si riferisce alla dimensione soggettiva e personale della propria sessualità. Essa è l’esito di un processo complesso e multidimensionale che comprende l’interazione di aspetti biologici, psicologici, socioculturali ed educativi. Nello specifico l’identità sessuale è composta da 4 fattori:
- Sesso biologico: indica l’appartenenza ad una categoria biologica, maschio o femmina. In questo caso si fa riferimento a caratteristiche sessuali genetiche, ovvero la presenza o meno di cromosomi sessuali XX (se femmina) o XY (se maschio).
- Identità di genere: indica l’identificazione primaria al sesso che la persona si attribuisce. Solitamente avviene nella prima infanzia.
- Ruolo di genere: indica un insieme di aspettative sul ruolo dell’uomo e della donna, e di come questi debbano comportarsi all’interno di un determinato contesto culturale.
- Orientamento sessuale: indica l’attrazione affettiva e erotica che un individuo ha verso soggetti del sesso opposto (eterosessualità), dello stesso sesso (omosessualità) o di entrambi i sessi (bisessualità).
Oltre al concetto di identità di genere è necessario ed importante definire cosa s’intende per genere binario e non binario. Per genere binario si indica una classificazione del genere che tiene conto solo del sesso assegnato alla nascita, ovvero maschio o femmina. In questo caso quindi si tratta di una definizione dicotomica, che però esclude tutte quelle persone che non si identificano in una delle due categorie tradizionali. Il genere non binario indica invece una categorizzazione che rispecchia identità ed espressione di genere che non rientrano nel modello binario. Per fare qualche esempio, fanno parte del genere non binario:
- Cisgender: soggetti la cui identità di genere corrisponde con il sesso biologico che è stato loro assegnato alla nascita
- Agender: soggetti che non si riconoscono come uomo o donna o con altra identità sessuale
- Genderfluid: soggetti la cui identità o espressione di genere oscilla tra il genere maschile e quello femminile, oppure è a metà tra i due
- Transessuale: soggetti che vivono in una condizione di non corrispondenza tra il genere assegnatogli alla nascita e il genere percepito. Questi individui richiedono di essere sottoposti alla Retribuzione Chirurgica del Sesso (RCS) come previsto dalla legge n. 164/82. In tali casi si parlerà quindi di persone transessuali MtoF (da Maschio a Femmina – male to female) o di persone transessuali FtoM (da Femmina a Maschio – female to male).
- Transgender: soggetti che non si riconoscono nel modello binario, quindi non sentono di rientrare nella dicotomia mascolinità e femminilità. Essi, differentemente dai transessuali, non richiedono di modificare i propri caratteri sessuali primari o secondari.
Infine, è opportuno distinguere il genere conforme dal genere non conforme. Il genere conforme indica l’espressione coerente di un genere con le norme culturali ed il contesto storico del luogo e periodo. Per esempio, i maschi devono essere virili e mascolini, mentre le femmine fini e femminili. Per genere non conforme ci si riferisce invece ad una persona il cui modo di esprimere il proprio genere sessuale è incoerente con le norme culturali ed il contesto storico del luogo e periodo. Per esempio, maschi effemminati o donne mascoline. È importante sottolineare che spesso la non conformità di genere è confusa con l’orientamento sessuale, ma così non è.
Disforia di genere
Sebbene in passato la transessualità fosse considerata una malattia mentale, ad oggi il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5) elimina tale condizione non definendola più come “disturbo mentale” ma come “disforia di genere”.
Secondo il DSM-5 la disforia di genere in adolescenti e adulti è caratterizzata dall’incongruenza tra il genere espresso da un individuo e il genere assegnato alla nascita. Questa condizione, che perdura da più di 6 mesi, mostra almeno due dei seguenti criteri: incongruenza tra il genere espresso e le caratteristiche sessuali primarie e/o secondarie; forte desiderio di liberarsi delle caratteristiche sessuali primarie e/o secondarie del proprio sesso; forte desiderio di appartenere al genere opposto o di possedere caratteristiche sessuali primarie e/o secondarie del sesso opposto; desiderio di essere trattato come appartenente al genere opposto; convinzione di avere sentimenti e relazioni tipici del genere opposto. Questa condizione causa distress psicologico o compromissione del funzionamento sociale, familiare e/o lavorativo.
Parallelamente, il DSM-5 definisce criteri differenti per la definizione della disforia di genere nei bambini. In essi infatti questa diagnosi è caratterizzata dall’incongruenza tra il genere espresso da un individuo e il genere assegnato alla nascita. Tale condizione, che perdura da più di 6 mesi, mostra sei o più criteri tra: forte desiderio di appartenere al genere opposto; travestimento e abbigliamento indossato tipico del sesso opposto; preferenza di ruoli del sesso opposto nel gioco di finzione; preferenze nei giochi o attività tipicamente svolte dall’altro sesso; preferenza a giocare con compagni del sesso opposto; rifiuto di giocare con giochi tipici del proprio sesso; avversione verso la propria anatomia sessuale; desiderio di possedere caratteri sessuali primari e/o secondari tipici del sesso opposto. Questa condizione causa distress psicologico o compromissione del funzionamento sociale, familiare e/o scolastico.
Disordine della differenziazione sessuale
È importante fare una distinzione tra la Disforia di genere e il disordine della differenziazione sessuale (DSD). Quest’ultimo infatti indica quelle situazioni congenite in cui vi è atipicità del sesso cromosomico, gonadico o anatomico. Tali soggetti hanno una traiettoria di sviluppo atipica per cause diverse che determinano difficoltà nell’assegnazione del sesso in età neonatale.
Epidemiologia
Alcuni studi stimano che 1 persona su 10.000/12.000 nati maschi ed 1 su 30.000 nati femmine abbiano una condizione di disforia di genere. Queste stime però sembrano essere approssimative, ed i numeri potrebbero risultare più importanti. Infatti disturbi psicopatologici come ansia, depressione, uso di sostanze ed altre problematiche sessuali, potrebbero mettere la disforia di genere in secondo piano. Allo stesso modo tale condizione sembra meno presente nel genere femminile, anche se questo dovrebbe essere accuratamente approfondito. Inoltre, problematiche sociali e altre condizioni come il travestitismo, i transgender e le drag queen potrebbero celare problematiche non espresse di disforia di genere.
Caratteristiche della disforia di genere
Questa condizione crea in tali soggetti un’importante sofferenza, in quanto non si sentono in sintonia con il proprio mondo interiore. Per questo è frequente che i ragazzi maschi si leghino i genitali per rendere l’erezione meno visibile, oppure che le ragazze camminino gobbe o si leghino il seno per nascondere le curve tipiche del sesso femminile.
La consapevolezza della disforia di genere può avvenire nella prima fase di vita, in infanzia, per poi evolvere nella traiettoria evolutiva. Oppure, è possibile che avvenga più tardivamente, in adolescenza, anche se in questi casi non si riscontra un cambio di identità sessuale ma molto probabilmente è la risultante di un difficile e travagliato percorso di definizione della propria identità sessuale. Il cambiamento fisico, è vissuto come un vero e proprio disastro, in quanto devasta il corpo, che evolve in direzione opposta al genere percepito, e devasta l’integrità di genere. Ne consegue un incremento dell’isolamento ed esclusione sociale. Alcuni studi, riportano dati molto preoccupanti con un’incidenza del 33% di tentativi di suicidio in soggetti con disforia di genere nella fascia d’età 15-19 anni, contro una percentuale dell’8,5% in soggetti senza diagnosi di disforia di genere e nella stessa fascia d’età.
Inoltre, è importante definire il contesto in cui tali persone sono inserite. Se l’ambiente familiare e sociale è inclusivo e comprensivo esse possono esprimere liberamente la propria sessualità ed intraprendere un percorso ormonale e chirurgico con sostegno e aiuto. Mentre se l’ambiente è particolarmente ostile, oltre alla condizione di disforia di genere, si associano ulteriori problematiche come: disordini familiari, problemi economici, comportamenti esplosivi e di aggressività, sintomi d’ansia e depressione, abuso di sostanze,… Spesso di riscontra inoltre:
- Bassa autostima
- Svalutazione di sé
- Isolamento sociale
- Bullismo subito
Percorso d’intervento
Per prima cosa è necessario fare un’accurata diagnosi differenziale ed intraprendere un approfondito assessment familiare ed individuale. Tra gli strumenti principalmente impiegati per valutare l’identità e la disforia di genere vi sono:
- The Utrecht Gender Dysphoria Scale (UGDS, Cohen-Kettenis 1997);
- Uneasiness Test A e B (BUT A e B, Cuzzolaro et al 1999)
- The Recalled Childhood Gender Identity Scale (Zucker, 2006);
- The Gender Interview for Adolescents and Adults (GIDYQ-AA, Deogracias 2007);
- Visual Analog Gender Identity Scale
Una volta definita la diagnosi si procede con un opportuno sostegno psicologico ed un percorso ormonale e chirurgico, idonei e personalizzati sul soggetto. Ciascuna fase non ha un tempo prestabilito, ma viene definita insieme all’individuo in base ai propri tempi ed alle proprie esigenze.
Infine, è fondamentale la dimensione psicologica. Tra i fattori che principalmente è necessario affrontare in un percorso psicoterapeutico vi sono:
- Riconoscimento e accettazione della condizione di disforia di genere
- Porre fine alla segretezza della propria condizione
- Lavorare su problemi emotivi, sociali, relazionali e di comportamento
- Promuovere alleanza terapeutica con professionisti del settore
- Elaborazione del lutto (dell’immagine di sé e, dopo l’intervento, della trasformazione del proprio corpo)
- Dare speranza nel risanare l’incongruenza tra l’identità di genere percepita e il sesso assegnato alla nascita
Bibliografia
- Carmassi, C., & Dell’Osso, L. (2014). Le differenze di genere in psichiatria. SALUTE E SOCIETÀ.
- Centers for Disease Control and Prevention 2004 Surveillancesummaries: Yout Risk Behavior Surveillance – UnitedStates 2003, MMWE, 54 (No.ss-2)
- Edition, F. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders. Am Psychiatric Assoc, 21.
- Rossi, A., Amore, M., Carpiniello, B., Fagiolini, A., Marina, G., & Vita, A. (2020, February). Manuale di psichiatria. Edra.
- Trombetta, C., Bertolotto, M., & Liguori, G. (2015). Management of gender dysphoria. Milan: Springer Milan.
- Vita, A., Dell’Osso, A., & Mucci, A. (2018). Manuale di clinica e riabilitazione psichiatrica. Dalle conoscenze teoriche alla pratica dei servizi di salute mentale, 1.
Dott. Davide Bertelloni
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