
Cosa è l’Alessitimia e quali implicazioni ha sulle emozioni
L’Alessitimia è un disturbo caratterizzato dalla compromissione della consapevolezza e della capacità descrittiva di riferire stati emotivi. I soggetti alessitimici mostrano uno stile comunicativo statico, determinato dall’incapacità di riconoscere, dare un nome e descrivere i propri stati emotivi interni. Questo non significa che siano privi di emozioni, anzi le vivono esattamente come tutte le altre persone, ma sono incapaci di riconoscerle a livello cognitivo. Confondono le emozioni con attivazioni fisiologiche, quindi invece di parlare di “etichette emotive” parlano di tensioni, dolori o somatizzazioni che sono localizzate lungo tutto il corpo. Ne consegue un impoverimento del pensiero simbolico e una ridotta capacità d’identificare le emozioni nelle altre persone (empatia).
Due forme di Alessitimia
Studi neurobiologici hanno dimostrato la presenza di due tipi distinti di Alessitimia. L’Alessitimia di tipo 1 è definita dall’assenza di esperienza emotiva. Mentre l’Alessitimia di tipo 2 è caratterizzata da un deficit nell’espressione e nella valutazione cognitiva dell’emozione. Perciò, soggetti appartenenti al tipo 2, hanno una sostanziale problematica nella percezione dell’emozione.
Per questi motivi non è corretto dire che persone Alessitimiche non provano emozioni oppure sono incapaci di descriverle, bensì fanno fatica nell’interpretare e valutare gli affetti. Per essere ancora più precisi, basti pensare che questi individui hanno attivazioni fisiologiche tipiche della risposta emotiva, esattamente uguali a quelle di persone prive di questa problematica. Tuttavia, non sono in grado di trasformare tale processo fisiologico in una rappresentazione complessa e organizzata a livello mentale.
Correlati neurali dell’Alessitimia
L’emisfero cerebrale destro è maggiormente impiegato nell’elaborazione emotiva, a differenza dell’emisfero sinistro il quale è specializzato nei processi verbali. Alcuni studiosi ipotizzano quindi che alla base dell’Alessitimia vi sia un deficit nell’emisfero destro, oppure nella comunicazione (corpo calloso) tra l’emisfero destro e l’emisfero sinistro. Secondo la teorizzazione di Michael Gazzaniga e Joseph LeDoux un blocco della funzione del corpo calloso provoca l’Alessitimia di tipo 2, nella quale è preservata la capacità di sperimentare le emozioni, ma risulta deficitaria la valutazione cognitiva di esse. Tale ipotesi è confermata da alcuni studi effettuati su soggetti con resezione del corpo calloso.
Alessitimia tra empatia e contesto sociale
Pazienti con Alessitimia, proprio per il loro deficit nel rappresentarsi cognitivamente le emozioni, mostrano una ridotta capacità di riconoscimento delle espressioni facciali associate alle emozioni. Questo fenomeno è confermato da lavori scientifici nei quali si osserva un deficit dell’emisfero destro.
Parallelamente, anche le relazioni risultano deficitarie. Qualsiasi relazione, sia essa amorosa che di amicizia, necessita di uno scambio tra gli interlocutori. Per scambio non s’intende solo il passaggio d’informazioni, ma anche di elementi emotivi. Tuttavia, con i pazienti alessitimici questo processo comunicativo risulta deficitario. L’investimento di emozioni è complicato, perciò sono molto razionali, freddi, e non in grado di empatizzare e comprendere le esigenze emotive dell’altro soggetto appartenente alla diade relazionale.
Avere a che fare con soggetti alessitimici non è così semplice, in quanto mostrano relazioni intime prive di emotività. Ne consegue una riduzione delle risorse emotive delle persone a esse vicine, che investono sul rapporto ma rimangono frustrate nel non ricevere un riscontro emotivo in cambio. I rapporti amorosi risultano costruiti in modo superficiale. È frequente riscontrare costanti rotture nelle relazioni, in quanto i partner nel tempo raggiungono un vero e proprio “esaurimento emotivo”.
Caratteristiche psicologiche dell’Alessitimia
Alla luce di quanto sopra definito cerchiamo adesso di riassumere le principali problematiche dei pazienti Alessitimici. Riscostruiremo quindi un profilo psicologico suddividendo gli aspetti principali in aree tematiche:
- Alterazioni della sfera cognitiva: questi soggetti mostrano un pensiero concreto e improntato verso l’esterno (piuttosto che verso di sé); il dialogo è privo di emotività e di riferimenti a paure, desideri e vissuti interni; la comunicazione è piatta e priva d’immaginazione.
- Alterazioni della sfera affettiva: si riscontrano deficit nella valutazione e interpretazione delle proprie emozioni; focalizzano l’attenzione su aspetti fisiologici, perciò è frequente trovare somatizzazioni.
- Alterazioni con l’ambiente: le relazioni sono influenzate dal deficit empatico, perciò la loro incapacità di riconoscere le emozioni nell’altro può rendere frustrante la relazione con essi; risultano spesso instabili, con oscillazioni tra comportamenti prima amorevoli e successivamente distaccati.
- Alterazioni nell’espressione corporea: rigidità posturale e mancanza di espressione nel volto.
Alessitimia e trattamento
Il trattamento dell’Alessitimia risulta complicato. Questi pazienti possono non rendersi conto del deficit emotivo, perciò sono poco motivati al cambiamento. A seconda del livello di gravità del disturbo è necessario intervenire con una psicoterapia, la quale dovrà essere volta all’elaborazione emotiva e alla mentalizzazione. Allo stesso modo è necessario investire sul potenziamento dell’insight, dell’empatia e sulla gestione delle relazioni.
Bibliografia
Caretti, V., & La Barbera, D. (2005). Alessitimia, valutazione e trattamento (pp. 1-208). Astrolabio.
Caretti, V., La Barbera, D., Craparo, G., & Mangiapane, E. (2005). L’ALESSITIMIA COME DISREGOLAZIONE DEGLI AFFETTI.
Dott. Davide Bertelloni
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