
Cos’è la Depressione? Sintomi e trattamenti più efficaci
Per la diagnosi di depressione maggiore, secondo il DSM 5, devono essere presenti almeno cinque dei seguenti sintomi, i quali devono essere presenti quasi ogni giorno durante un periodo di 2 settimane. Uno di questi deve necessariamente essere umore depresso o perdita di interesse o di piacere; gli altri sintomi possono essere: marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte o quasi tutte le attività per la maggior parte del giorno, significativi aumento o perdita di peso oppure diminuzione o aumento dell’appetito, insonnia o ipersonnia, agitazione o rallentamento psicomotorio osservati da altri, astenia o perdita di energia, presenza di sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati, diminuita capacità di pensare, concentrarsi o indecisione e la presenza di pensieri ricorrenti di morte, suicidio o tentativo/i di suicidio (APA, 2013).
La depressione si può manifestare quindi con sintomi:
- emotivi (tristezza, ansia, irritabilità, mancanza di piacere, senso di colpa…)
- fisici (mancanza di appetito, cefalee, agitazione motoria…)
- cognitivi (alterazioni di memoria, alterazioni di chiarezza mentale o di velocità di pensiero…).
I pazienti depressi presentano spesso mancanza di forza volitiva, non escono di casa, hanno problemi sul lavoro, perdono amicizie, passioni etc… Anche se questi sintomi sono causati dalla depressione, sul lungo termine il loro protrarsi diventa anche concausa della depressione stessa. Si crea quindi una sorta di “circolo vizioso” in cui ciò che è causato dalla depressione diventa poi causa della depressione stessa.
Anedonia e appiattimento affettivo nella depressione
Un sintomo comune della depressione è l’anedonia, tradizionalmente definita come “perdita di piacere” (Loas, G., & Pierson, A. (1989), a sottolineare il suo aspetto consumatorio presente nella funzione di ricompensa del piacere stesso. Tuttavia, secondo il Diagnostic and Statistical Manual of Disorders-5th edition (APA, 2013), l’anedonia riflette una concettualizzazione più ampia che include mancanza di interesse e piacere consumistico. Nella Hamilton Depression Rating Scale, una delle principali scale per la valutazione della depressione utilizzate in ambito clinico, l’anedonia viene misurata come un costrutto dimensionale che rappresenta il desiderio, lo sforzo e il piacere consumatorio e viene indagata tramite vari item, tra i quali: “perdita di interesse nelle attività”, “diminuzione del tempo effettivo speso per attività”, “sperimentare il piacere” (Hamilton, 1960).
L’anedonia può essere sovrapposta all’appiattimento affettivo o emotional blunting, sebbene non sia identica. L’emotional blunting è la riduzione della capacità di provare una gamma di emozioni che normalmente si associano con una vita normale, come la capacità di piangere o di provare piacere, e viene descritto come ottundimento emotivo, indifferenza emotiva, diminuzione di reattività o sensibilità emotiva, oppure come un senso di intorpidimento delle emozioni (Opbroek et al., 2002; Sansone & Sansone, 2010). I pazienti si sentono “anestetizzati” e presentano una forte riduzione della capacità di rispondere agli stimoli sia positivi che negativi. È interessante notare che, normalmente, i pazienti depressi durante la fase acuta di malattia non si lamentano dell’appiattimento affettivo perché grazie ad esso non sono capaci di provare neanche le emozioni negative, ma iniziano a lamentarsi dell’ottundimento affettivo quando i sintomi depressivi riportano un miglioramento.
Trattamento farmacologico della depressione
Il trattamento farmacologico della depressione è quanto mai eterogeneo (Sansone & Sansone, 2010). Uno dei primi farmaci utilizzati è stato l’ipronazide, farmaco nato originariamente come antibiotico con capacità di bloccare le monoaminossidasi, enzimi deputati alla eliminazione di serotonina e noradrenalina. Questo farmaco presentava tuttavia effetti collaterali importanti e problemi di tossicità se assunto ad alte dosi, per cui il suo uso è stato abbandonato. In seguito, sono stati sviluppati gli antidepressivi triciclici i quali inibiscono il trasportatore della serotonina e noradrenalina, aumentandone quindi la quantità in circolo; anche questi farmaci non sono privi di effetti tossici, spesso non trascurabili, perciò il loro impiego ad oggi risulta limitato. In seguito, vennero sviluppati gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), che bloccano il trasportatore della serotonina mantenendo maggiori quantità di serotonina in circolo. Tali farmaci, nonostante siano più sicuri in overdose, hanno effetti collaterali come appiattimento affettivo e disfunzione sessuale.
In aggiunta, gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina (SNRI) sono simili ai farmaci SSRI ma, oltre al blocco del trasportatore della serotonina, agiscono anche bloccando il trasportatore della noradrenalina.
Altri antidepressivi sono: i NaSSa (come mirtazapina), il bupropione, il trazodone, vortioxetina.
Talvolta si richiede un approccio multifarmacologico (come uso di 2 antidepressivi o uso di stabilizzanti dell’umore o farmaci antipsicotici a piccole dosi) e nei casi più resistenti vengono utilizzati in aggiunta farmaci nootropi come il modafinil o il metilfenidato.
Sintomi residuali e trattamento psicologico
Purtroppo, tra i sintomi residuali della depressione, quindi sintomi ancora presenti nel paziente anche se ritenuto clinicamente guarito, si trovano spesso: sintomi affettivi come appiattimento affettivo ed anedonia, emotional blunting, problemi cognitivi, iperfagia o ipofagia, ipersonnia o insonnia, mancanza di motivazione, problemi psicomotori, fatica, mancanza di energia, senso di essere inutili o senso di colpa, ed ideazioni suicidarie (Conradi H.J. et al., 2011).
La maggior parte dei farmaci antidepressivi, sembrano avere come effetto collaterale l’anedonia e l’appiattimento affettivo (Goodwin, G. M., et al., 2017), in particolare sembra che il citalopram e la venlafaxina siano i farmaci maggiormente causativi dell’appiattimento affettivo. Non a caso, molti pazienti trattati con SSRI interrompono il trattamento proprio a causa dell’appiattimento affettivo “indotto” farmacologicamente.
L’importanza del trattamento psicologico e di una adeguata psicoeducazione, a questo punto, diventa fondamentale per favorire una corretta compliance farmacologica del paziente, per supportarlo durante le varie fasi della malattia e nel mitigare gli effetti collaterali della farmacoterapia. Inoltre, la psicoeducazione ed un trattamento psicologico o psicoterapico sono fondamentali per il paziente in quanto coadiuvano il suo ritorno alla normalità e alla condizione pre-patologia.
BIBLIOGRAFIA:
Conradi, H. J., Ormel, J., & de Jonge, P. (2011). Presence of individual (residual) symptoms during depressive episodes and periods of remission: a 3-year prospective study. Psychological medicine, 41(6), 1165–1174. https://doi.org/10.1017/S0033291710001911
Goodwin, G. M., Price, J., De Bodinat, C., & Laredo, J. (2017). Emotional blunting with antidepressant treatments: A survey among depressed patients. Journal of affective disorders, 221, 31–35. https://doi.org/10.1016/j.jad.2017.05.048)
Hamilton M. (1960). A rating scale for depression. Journal of neurology, neurosurgery, and psychiatry, 23(1), 56–62. https://doi.org/10.1136/jnnp.23.1.56).
Loas, G., & Pierson, A. (1989). L’anhédonie en psychiatrie: revue [Anhedonia in psychiatry: a review]. Annales medico-psychologiques, 147(7), 705–717.
Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, quinta edizione, DSM-5. American Psychiatric Association (2013).
Opbroek, A., Delgado, P. L., Laukes, C., McGahuey, C., Katsanis, J., Moreno, F. A., & Manber, R. (2002). Emotional blunting associated with SSRI-induced sexual dysfunction. Do SSRIs inhibit emotional responses?. The international journal of neuropsychopharmacology, 5(2), 147–151 https://doi.org/10.1017/S1461145702002870
Sansone, R. A., & Sansone, L. A. (2010). SSRI-Induced Indifference. Psychiatry (Edgmont (Pa. : Township)), 7(10), 14–18.).
Dott. Davide Bertelloni
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