
Crisi epilettiche ed epilessia! Cause, diagnosi e cura: tra farmaco e psicoterapia
Per crisi epilettica s’intende una scarica occasionale, improvvisa, esagerata e ipersincrona di un grande numero di neuroni (J. Hughlings Jackson). La manifestazione comportamentale di tale scarica varia in base alla localizzazione nel cervello dei neuroni coinvolti. Una ricorrenza nel tempo di tali episodi comporta la diagnosi di epilessia, ovvero una sindrome cronica che deve essere trattata farmacologicamente e/o in modo chirurgico per alleviate i rischi connessi alle crisi.
Più precisamente il punto d’inizio della scarica elettrica patologica è definito “Focus Epilettico”. Esso è il luogo in cui si innesca il meccanismo epilettico, che poi potrà o meno diffondersi ad un solo emisfero cerebrale o a tutta la corteccia. Nei periodi tra una crisi e l’altra, detti interictali, la diffusione dell’attività elettrica anomala è impedita da meccanismi inibitori che definiscono un’iperpolarizzazione neuronale. Tuttavia, quando la scarica elettrica del focus oltrepassa una certa soglia, vi è un interessamento dei neuroni circostanti e quindi l’innescamento della crisi epilettica (recruitment) e la diffusione ad aree cerebrali più o meno vicine (spreading).
La crisi può essere preceduta da un’aura. Quest’ultima è caratterizzata da attività motoria o sensazioni fisiche, autonomiche o psichiche (per esempio: parestesie, odori anormali e déjà vu). Solitamente tali episodi si risolvono entro 1-2 minuti e possono essere seguiti da sintomi come: sonno profondo, confusione e/o crampi muscolari, mal di testa. Questa condizione può durare da pochi minuti sino ad ore e in essa talvolta si riscontra la paralisi di Todd, ovvero una paralisi dell’arto controlaterale al focus epilettogeno.
Tipologia delle crisi
Per una maggior comprensione è necessario differenziare le crisi epilettiche generalizzate da quelle parziali:
- Crisi Generalizzate: sono definite così perché coinvolgono tutta la corteccia. Esse possono essere suddivise a loro volta in:
- Assenza o piccolo male: caratterizzate da attacchi brevi con perdita di coscienza della durata inferiore ai 5 secondi. Questi soggetti durante le crisi guardano nel vuoto con possibili tremori delle palpebre.
- Tonico-coloniche o grande male: caratterizzate da attacchi della durata inferiore ai 5 minuti. Questi soggetti perdono coscienza ed hanno convulsioni tonico-cloniche, che possono essere precedute da un’aura e da grida. Talvolta si riscontra anche: salivazione abbondante, incontinenza e morso della lingua.
- Crisi Parziali: sono definite così perché coinvolgono, almeno nelle prime fasi, solo una porzione del cervello. Esse possono essere suddivise a loro volta in:
- Parziali semplici: caratterizzate da attacchi di durata variabile, senza perdita di coscienza ma con disturbi sensitivi o segni motori.
- Complesse parziali: caratterizzate da attacchi di durata variabile. Solitamente vi è un semplice episodio parziale con origine nel lobo temporale, seguito dalla perdita di coscienza. In quest’ultima fase è possibile osservare automatismi.
Incidenza
Alcuni studi in letteratura indicano un’incidenza dello 0,5-2% nella popolazione generale. Circa 50 milioni di persone nel mondo sono affette da epilessia e di queste il 70% ha eziologia primaria o idiopatica (cause ignote), mentre il 30% secondaria o sintomatica (cause traumatiche).
Eziologia
Le cause dell’epilessia incontrano fattori multifattoriali che possono riguardare: genetica (spesso in associazione a sindromi complesse), traumi, neoplasie, ischemie,… In alcuni casi il trattamento della patologia associata può risolvere il problema. Per esempio, le crisi epilettiche sono tra le prime espressioni sintomatologiche di tumori . La cura di questi ultimi può comportare quindi una regressione degli episodi epilettici.
In aggiunta, possono favorire lo scatenarsi delle crisi: anossia, alterazioni del metabolismo, alterazioni endocrine, stress e affaticamento, variazioni dei livelli ematici, carenze nutrizionali o assunzione di cibi eccitanti, interventi farmacologici,…
Trattamento farmacologico
Questi soggetti vengono inevitabilmente sottoposti a trattamento farmacologico. La scelta del farmaco deve essere fatta con estrema cura, in quanto è necessario: considerare il tipo di crisi e la forma sindromica di epilessia, il profilo di tollerabilità e le caratteristiche individuali del paziente, la comorbidità con altre problematiche fisiche e/o disturbi psicopatologici, possibili interazioni tra farmaci, maneggevolezza, accessibilità e disponibilità del farmaco.
Tra i farmaci più usati vi sono:
- Fosfenitoina
- Fenitoina
- Valproato
- Levetiracetam
- Fenobarbitale
Qualora il paziente risultasse farmacoresistente, ovvero il trattamento farmacologico non riportasse alcun effetto, è necessario intervenire tramite intervento chirurgico o trattamenti sperimentali.
Intervento psicologico
Il sostegno psicologico è particolarmente consigliato per questi pazienti. È infatti importante che essi acquisiscano tutte le informazioni utili sulla loro problematica e siano messi al corrente dei rischi che corrono nel mettere in atto specifici comportamenti (psicoeducazione). Inoltre, tale condizione, potrebbe innescare lo sviluppo di disturbi psicopatologici come: ansia sociale e generalizzata, fobie, attacchi di panico, depressione, condotte autolesive, tentativi di suicidio,… Per questo la prevenzione ed il monitoraggio dei pazienti epilettici risulta fondamentale per un intervento tempestivo ed efficace.
Bibliografia
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D’Amico, R., Cipulli, M., & Giancristofaro, L. (2010). Vivere con l’epilessia. Aspetti clinici, psicologici e culturali: Aspetti clinici, psicologici e culturali. FrancoAngeli.
Fisher RS, Cross JH, D’Souza C, et al: Instruction manual for the ILAE [International League Against Epilepsy] 2017 operational classification of seizure types. Epilepsia 58 (4):531–542, 2017. doi: 10.1111/epi.13671.
Dott. Davide Bertelloni
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