
La coscienza esiste senza il cervello? Il curioso caso dell’uomo che viveva con il 10% dell’encefalo
È possibile vivere senza il cervello? E in che modo esso si adatta alle esigenze della vita? Ci hanno sempre insegnato che il nostro cervello è composto da due emisferi cerebrali e un cervelletto, da lobi con seguenti solchi e scissure. Specifiche aree cerebrali corrispondono a specifiche funzioni, perciò lesioni in porzioni del cervello comportano sintomi o sindromi ben definite. Tuttavia, questo modo d’idealizzare il nostro cervello è assolutamente semplicistico e riduttivo. Esso, infatti, grazie alla sua plasticità è in grado di adattarsi alle esigenze della vita e quindi di riorganizzarsi compensando aree cerebrali danneggiate. Strutture biologiche si riadattano comportando modulazioni anche nelle funzioni cerebrali.
A dimostrazione di quanto detto è emblematico il caso clinico pubblicato sulla celebre rivista scientifica The Lancet. Esso descrive la storia di un signore francese di 44 anni, impiegato e padre di due figli, che conduceva la sua vita in modo estremamente normale. In seguito a una sensazione di stanchezza riportata alla gamba sinistra, si presenta in ospedale. Qui viene sottoposto a vari accertamenti, tra i quali una risonanza magnetica (RM) alla testa. Il risultato della RM avrà però dell’incredibile. Le immagini mostrano infatti un cranio pieno di liquido cefalorachidiano, e una corteccia cerebrale per il 90% erosa. Si tratta di una caso grave di idrocefalia, ovvero una patologia caratterizzata dall’eccessiva presenza di liquido cefalorachidiano nel cervello. Tale liquido è fondamentale per proteggere l’encefalo dagli urti e per una corretta idratazione e nutrizione, tuttavia normalmente esso viene racchiuso in sacche apposite dette “ventricoli cerebrali”. Cause genetiche o traumatiche possono essere alla base della fuoriuscita di tale liquido dai ventricoli, comportando un’erosione del tessuto cerebrale che risulterà quindi danneggiato.
Nel caso del paziente francese la RM ha mostrato un cervello completamente pieno di liquido, con la rimanenza di un sottile strato ci corteccia intorno al cranio. Tecnicamente questa condizione dovrebbe essere incompatibile con la vita, eppure il soggetto viveva tranquillamente senza alcun problema. Ma questo come è possibile? Si ipotizza che la fuoriuscita del liquido dai ventricoli cerebrali sia stata estremamente lenta nel tempo, tanto che le strutture cerebrali adiacenti sono riuscite in qualche modo a riadattarsi e a trovare un equilibrio, preservando quindi tutte le funzioni necessarie per la vita.
Questo ci apre importanti implicazioni sullo studio del cervello, e in particolare della coscienza. Per anni, gli studiosi hanno pensato che la sede della coscienza fosse racchiusa in strutture sottocorticali ben definite, ma il caso del paziente francese pone alcuni limiti a questa teoria. Sebbene il tessuto neuronale abbia scarse capacità di rigenerarsi, esso è estremamente capace di modularsi e adattarsi alle esigenze del soggetto. Più che localizzazionismo, si dovrebbe parlare d’integrazione delle informazioni. Ovvero di un sistema altamente malleabile, in cui i singoli moduli collaborano in modo individuale e allo stesso tempo integrato, dando vita a processi veloci e funzionali.
Bibliografia
Feuillet, L., Dufour, H., & Pelletier, J. (2007). Brain of a white-collar worker. The Lancet, 370(9583), 262.
Dott. Davide Bertelloni
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