
Nasce la DVTO dichiarazione delle volontà sul fine vita e sul post-mortem: eutanasia, malattie biologiche, volontà funerarie,…
Parlare di morte e del fine vita è a oggi ancora un taboo. Ma la morte è parte integrante della vita, è l’elemento ultimo di un percorso che conosce già la sua fine, è l’unica vera certezza che abbiamo. Ma cosa si intende con la parola morte? La morte indica la cessazione permanente e irreversibile delle funzioni biologiche che sostengono un organismo vivente. Tuttavia, la morte è lo stadio finale della vita, perciò ne è parte integrante, la caratterizza per definizione e ne esprime la sua vera essenza.
Nel corso della nostra vita pensiamo spesso alla morte. E ci pensiamo proprio perché indefinita, sappiamo che avverrà ma non quando. Certo, l’età può giocare un ruolo importante, ma la costruzione di una società sempre più veloce, di una struttura politico-economica sempre più complicata, di una prospettiva del futuro offuscata e confusa, hanno contribuito ad alleviare il gap dovuto all’età (che storicamente vedeva i giovani, rispetto a pensione più anziane, meno propensi a pensieri riguardanti il fine vita). A questi vanno aggiunti molteplici altri fattori che possono influenzare il pensiero rivolto alla morte, come: il livello d’istruzione, la classe sociale, la religiosità, pratiche culturali, eventi naturali, psicopatologie, malattie croniche,…
Insomma, la morte è al centro della vita, eppure lottiamo con tutte le nostre forze per allontanarla da noi. Vorremmo dimenticarla, annullarla, distruggerla, ma lo facciamo invano. Ed è proprio per questo che ci dimentichiamo di ciò che accade prima che essa avvenga. Secondo quanto dichiarato dalla relazione statistiche testamenti rilasciata dal Ministero della giustizia, in Italia solo il 12% delle persone fa testamento. Questo perché si guarda alla morte come alla conclusione di un qualcosa, ciò che accade dopo di essa esula dalla nostra portata. Ma se questo discorso vale per questioni giuridiche e patrimoniali, è altrettanto importante soffermarci sulle volontà cliniche, etiche e morali di ciascun individuo. Spesso questi aspetti vengono espressi a voce, in modo poco chiaro, tanto che nel momento del bisogno sono i familiari, o chi si prende cura dell’individuo, a dover prendere una decisione.
Per queste ragioni, è nata la dichiarazione di volontà e testamento olografico, anche detta DVTO (Vers. 1.0.1), la quale consente di racchiudere sia le volontà cliniche, etiche e morali del firmatario da attuarsi in vita e post-portem, sia le proprie volontà giuridiche e patrimoniali. La presente non ha valore giuridico, ma rappresenta le personali volontà del soggetto. Volontà che rispecchiano il diritto e il dovere di ciascun essere umano di scegliere per la propria vita. Questo strumento può essere compilato da chiunque, in qualsiasi fascia d’età e condizione biopsicosociale. Esso offre un sostegno indispensabile in qualsiasi contesto, in particolare in condizioni di salute croniche, neurodegenerative, rivolte al fine vita o al post-mortem.
La DVTO è suddivisa in due sezioni. La sezione A tratta argomenti come:
Ambito clinico:
- Testamento biologico
- Donazione di organi e tessuti
- Diagnosi di malattie fisiche, psichiche o neurodegenerative
- Accanimento terapeutico
- Eutanasia
- Suicidio assistito
Ambito etico-morale:
- Post-mortem
- Volontà pratiche religiose
- Altro
La sezione B è rappresentata invece dal testamento olografico.
È importante inoltre precisare che la DVTO è attualmente alla prima versione, quindi non esente da integrazioni ed ulteriori approfondimenti.
Dott. Davide Bertelloni
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