
Si può vivere con metà cervello? Come si riorganizzano i network cerebrali dopo un’emisferectomia?
Quando si parla di emisferectomia ci si riferisce alla resezione di un emisfero cerebrale. Più semplicemente, il nostro cervello è composto da due emisferi cerebrali più o meno simmetrici ed in alcuni casi è necessaria l’asportazione di uno dei due. Questo può essere dovuto a svariate problematiche, tra le quali troviamo tumori ed epilessia.
Inevitabilmente l’efficienza dei due emisferi cerebrali è indispensabile per vivere in modo ottimale. Ciascun emisfero è infatti specializzato in compiti specifici, per cui la resezione di uno dei due comporta la perdita di funzioni importanti. Tuttavia, complice la plasticità cerebrale e la capacità delle strutture neurali di collaborare su larga scala, è possibile il recupero di funzioni cerebrali e talvolta anche il miglioramento di esse. Per fare un esempio, la presenza di crisi epilettiche potrebbe influenzare in modo focale uno dei due emisferi per poi estendersi all’intero cervello. Questo crea inevitabilmente problematiche nell’apprendimento e nel consolidamento di informazioni, così come in molteplici altre funzioni cerebrali, non per ultimo influenza l’umore e la salute psichica del paziente. Per queste ragioni l’emisferectomia può rivelarsi una soluzione decisamente vincente. Essa infatti, nell’esempio appena citato, consentirebbe di fermare le crisi epilettiche permettendo un riequilibrio dell’emisfero cerebrale ancora presente.
Spesso questa pratica viene effettuata nei bambini dove il cervello si trova in una condizione particolarmente plastica. Questo consente un recupero delle funzioni cognitive, anche se si riscontra un inevitabile declino della funzionalità motoria e sensoriale, come per esempio emiparesi e emianopsia. Tuttavia, questi soggetti, possono condurre una vita praticamente normale.
Studi che valutano il Quoziente Intellettivo in soggetti sottoposti ad emisferectomia hanno riportato punteggi equiparabili a soggetti con entrambi gli emisferi cerebrali, sebbene permanga ovviamente il deficit motorio. A sostegno di questi dati, un recente studio di Kliemann e colleghi (2019) ha voluto indagare, tramite la Risonanza magnetica funzionale o fMRI, quanto la connettività intraemisferica dei pazienti con emisferectomia possa differire da quella tra pazienti con entrambi gli emisferi cerebrali. È emerso che le connessioni funzionali tra regioni cerebrali di uno stesso network sono praticamente equiparabili tra soggetti uniemisferici e soggetti diemisferici. L’assenza dell’emisfero mancante tuttvaia correla con maggiori connessioni tra network differenti in soggetti sottoposti ad emisferectomia. Questo sembra spiegare il recupero funzionale che tali soggetti compiono in seguito alla resezione cerebrale. In aggiunta, nello studio di Kliemann si dimostra un sostanziale miglioramento dell’efficienza globale dei network.
In conclusione, come risposta alla domanda posta come titolo di questo articolo, possiamo affermare che è possibile vivere con un solo emisfero cerebrale. Questo è reso possibile dalla capacità del cervello di riorganizzare le proprie connessioni e ridefinire un nuovo equilibrio tra strutture neurali.
Dott. Davide Bertelloni
Related Posts
Cos’è l’Anosognosia? La consapevolezza di malattia tra deficit neurologici e disturbi neuropsicologici
Quando si parla di anosognosia ci si riferisce alla consapevolezza che i...
Cosa è il condizionamento classico? E come questo determina psicopatologia?
Uno dei più semplici processi di apprendimento che caratterizzano l’uomo, e non...